Trento, 8 marzo 2006
«FORMIGONI E GALAN CANDIDATI? UN BRUTTO SEGNALE DALLA CDL»
«Se verrò eletto, questa è la mia ultima legislatura.
Il partito lo sa e andrà costruita la successione»
Intervista a Marco Boato del Corriere del Trentino di mercoledì 8 marzo 2006
Il primo ammiccamento con la politica è datato 1960, 46 anni fa. «Avevo 16 anni, vivevo a Venezia. La molla è stata la formazione del governo Tambroni che ottenne l’appoggio dei neofascisti. Da allora non ho più smesso di fare politica» ricorda Marco Boato, deputato uscente dei Verdi, che guiderà la liste trilingue del sole che ride con l’obiettivo di centrare la sesta elezione in parlamento. E a chi gli fa notare un curriculum un po’ troppo lungo, lui risponde serafico: «Nessuno mi ha mai detto nulla. Ritengo che la mia presenza alla Camera, se eletto, possa essere utile. Ma è l’ultima: ho già detto agli amici del partito che in questi 5 anni bisogna costruire la successione».
Il rischio è quello del professionismo.
«Infatti sono contrario a chi vive con i soldi della politica. Ma non è il mio caso. Dal parlamento sono entrato e uscito più di una volta e non è mai stato un dramma. Sono tornato al mio lavoro di ricercatore alla facoltà di Sociologia di Padova e così farei se non dovessi essere eletto. Tuttavia serve professionalità nella politica: in questi anni ho visto troppi dilettanti allo sbaraglio che chiedevano voti affermando di non c’entrare nulla con la politica. E come se un chirurgo si vantasse di non aver mai studiato medicina».
Perché votare Verdi e quindi Boato?
«A parte le battaglie eco-sociali, la nostra storia e la testimonianza di Alex Langer sono il segno di una politica che ha investito tanto sulla convivenza, il pluralismo, il rafforzamento della democrazia sia in Trentino che in Alto Adige. Siamo l’unica vera forza regionale, abbiamo eroso voti alla Svp nella direzione di una reale integrazione politica reelegionale. Se il Muro di Berlino è caduto nell’89, quello di Salorno è ancora nelle teste di trentini e altoatesini».
Mobilità, se vince l’Unione cosa ne sarà dell’accordo con il Veneto?
«Sotto il profilo del metodo, l’idea di un accordo tra Stato e Regioni resta valida. Certo, la bozza presentata era inaccettabile e abbiamo proposto correttivi perché troppo schiacciata sulla legge obiettivo di Lunardi e sui desiderata dei soggetti istituzionali. Non a caso il Veneto ha inserito la Valdastico. Se vince Prodi, Galan sarà più debole...».
Ha mai parlato del problema con Prodi?
«No e francamente sarà affare del futuro ministro dei lavori pubblici. Con l’A22 che ha raggiunto livelli di saturazione e la priorità di trasferire le merci sulla rotaia, non posso non pensare che continueremo a vincere la battaglia sulla Pirubi. Con buona pace di Fabris (Udeur) che mi ha attaccato: ne sono orgoglioso».
Però i Verdi sono contrari anche al tunnel del Brennero. Non è una contraddizione?
«C’è un confronto in corso che vede impegnati soprattutto i Verdi altoatesini. Chiediamo di investire, in primis, sulla linea ferroviaria esistente. Cosa che si può fare in 4-5 anni mentre il tunnel ne richiede 20. Inoltre serve una revisione delle politiche tariffarie se si vogliono trasferire merci e utenti sulla ferrovia. Ma la nostra non è una posizione pregiudiziale».
A differenza di Dellai, Galan e Formigoni si candidano.
«E poco serio, non è passato nemmeno un anno dalla loro elezione. La Cdl è in difficoltà».
L’autonomia fa sempre discutere: cosa ne pensa dell’uscita di Malossini e della sua candidatura?
«Ha espresso una posizione apprezzabile perché le riforme vanno discusse tra maggioranza e opposizione. Peccato che la Cdl non l’abbia mai fatto, ma noi dobbiamo evitare questo errore. Quanto alla sua elezione, ho l’impressione che sia insidiato da La Loggia: alla fine potrebbe essere costretto a scegliere l’elezione in regione».
Voto agli immigrati: sì o no?
«Io sono favorevole a ridurre a 5 anni i termini per concedere la cittadinanza e a modificare la Costituzione per il diritto di voto prevedendo certi criteri. In questa legislatura si è arenato tutto. Compresa la proposta di legge sulla libertà di religione, primo firmatario Berlusconi, che ho chiesto invano per 3 anni di sottoporre all’aula. In pochi lo sanno, ma è ancora in vigore la legge fascista sui culti ammessi».
Quali sono i suoi politici di riferimento?
«Alex Langer che ha saputo imporre il tema della convivenza nella comunità altoatesina venendo per anni accusato di essere un Autonomie Feind, un nemico dell’autonomia. E poi Nelson Mandela: ha subito l’apartheid, è stato per anni in carcere e una volta al governo ha scelto la strada della riconciliazione».
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